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LETTERE ALLA RIVISTA | 1999

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LETTERE ALLA RIVISTA

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LETTERA N. 9/1999  1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8

(Continua da pagina 6)

l'avevo mai rilevato.

Circa i bassi non male, proprio non male, anzi. Mi rimane peraltro una focalizzazione sbilanciata leggermente sul lato dx e una disposizione orizzontale della scena perfettibile (
l'immagine è ancora un po' stretta anche se i diffusori sono esattamente paralleli alla parete di fondo), profondità stupenda. Probabilmente si tratta di lavorare sulle riflessioni laterali (quelle a soffitto ci penseremo......): nei prossimi giorni affino l'impostazione. Cosa ne pensa?

Ah, dimenticavo le distanze dei diffusori (al tweeter): dal retro 3 m, fra di loro 1,70 m, punto di ascolto 2 m; punto di ascolto con parete retrostante 3,5 m. Il problema è sicuramente nella distanza dei diffusori dalle pareti laterali: 70 cm. da una parte, 120 cm dall'altra, ma c'è il noto "cubo" (che impedisce una migliore posizione e causa sicuramente le riflessioni.

Giorgio

CONSIDERAZIONI FINALI

Chi ha avuto la pazienza di leggere sino a questo punto, si sarà reso conto che il posizionamento dei diffusori in un ambiente d'ascolto a volte può riservare delle sgradite sorprese. Ma a tutto c'è rimedio, come testimoniato dallo scambio di mail con il nostro lettore.
Il fatto più evidente è la risoluzione del problema mediante l'inversione (o capovolgimento) di tutto l'arredo disposto nell'ambiente. Si tratta di un metodo non da tutti conosciuto, magari poco praticabile, ma che spesso risolve molti problemi, senza intervento alcuno nelle opere murarie o di trattamento acustico.

Come mai un ambiente d'ascolto possa dare problemi simili e perché?
Nel caso del nostro lettore il problema risiede

principalmente nella conformazione del soffitto a "V" rovesciata. Evidentemente questa causa delle riflessioni che nel punto d'ascolto dapprima prescelto dal lettore, ha comportato un eccessivo cortocircuito acustico con cancellazione e/o attenuazione delle basse frequenze.
Il motivo per cui invertendo la disposizione dell'impianto nella stanza, cioè sistemarlo nella parete opposta alla precedente, il suono migliora, riflette una situazione non rara.

Quando un impianto stereo "suona", questo interagisce con l'ambiente circostante.
Secondo la disposizione delle pareti portanti e delle pareti divisorie (nonché della conformazione dell'edificio), a causa della propria natura vibratoria di ciascuna parete, si creano delle interazioni, che incidono su suoni e timbri, secondo il posizionamento dei diffusori nell'ambiente. Posizionandoli verso una parete rigida, semirigida o "morbida", il suono scaturito sarà frutto della simbiosi diffusori-ambiente. Ecco perché a volte non è sufficiente limitarsi alla semplice messa in opera dell'impianto, ma fare come il lettore: provare la resa sonora di tre della quattro pareti disponibili, verificando l'esistenza di eventuali differenze nel suono.

Perché ho sempre sconsigliato il lettore ad intervenire sul soffitto?
Perché in genere si tenta d'eliminare la "V" rovesciata inserendo un contro-soffitto teso ad eliminarla. Il problema è che di solito si crea più danno che bene, perché questo controsoffitto, non essendo realizzato nella qualità tipica della struttura portante (es.: solaio), fungerebbe da nuova sorgente vibratoria, data dall'interazione tra la "V" ed il controsoffitto. Ciò innescherà probabili risonanze aggiuntive ed i bassi probabilmente risulterebbero ancora .. latitanti!

Mettendo l'ipotesi di realizzare un controsoffitto


(Continua a pagina 8)

 

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