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Luca Chiomenti  1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20

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sostenitore dell'analogico ma concentriamoci sul digitale. I nuovi standard non compressi che si stanno affacciando, SACD e DVD Audio, è possibile che portino dei miglioramenti ma occorre essere molto prudenti, almeno a mio parere: le risoluzioni effettive dei convertitori, a dispetto di quanto possa essere scritto sulla carta, vanno poco oltre i 18 bit effettivi.
Per quanto riguarda il digitale compresso, a mio avviso semplicemente non è alta fedeltà: questo per la sua stessa definizione, sic et simpliciter.
L'alta fedeltà ha il fine ultimo di riprodurre un evento musicale nel modo più vicino possibile a quello dal vivo. E' uno scopo irraggiungibile, certo, ma ogni sforzo va fatto per avvicinarsi. Se si parte già da un'ipotesi di compressione dei dati, che in sostanza significa buttare via una parte dell'informazione, non si vede come si potrà mai arrivare anche solo ad avvicinarsi all'obiettivo: al contrario significa partire dalla assoluta certezza di non riuscire a raggiungerlo.
Ecco perché non mi sento di parlare di alta fedeltà quando in qualsiasi modo sia in gioco della compressione di dati. Questa è una obiezione di principio, indipendente da come venga realizzata la compressione. Da un certo punto di vista considero infatti ottimo il lavoro svolto dai centri di ricerca sugli algoritmi che "scelgono" la parte di segnale meno utile per l'orecchio, che quindi viene scartata. Il risultato è mirabile: si riesce ad avere una compressione molto elevata con una perdita di qualità "ragionevole", nel senso che quello che si ascolta riesce ancora ad assomigliare all'originale non compresso (che è ancora molto distante dalla realtà). Per certi aspetti c'è di che esultare, tuttavia un simile sistema è già in partenza limitato: l'ascolto in una catena di riproduzione decente (non occorre nulla di particolarmente spinto) basta ed avanza a mettere in luce i gravi limiti di tali mezzi, sia che si chiamino Minidisc o MP3. Ben vengano questi mezzi se intesi per incrementare la diffusione della musica ma attenzione a considerarli mezzi di qualità: non lo sono né potranno mai esserlo. In altre parole: se posso sentire un pezzo scaricandolo in MP3 per la curiosità, per scoprire cos'è e decidere se mi piace prima di comprarlo va benissimo, ma se poi me lo voglio ascoltare per bene, con calma e quindi godermelo, l'unico modo è andarmi a comprare il disco (vinile o CD che sia). Spero con questo che non mi considererete un sostenitore dei discografici, con in quali invece sono avvelenatissimo perché se il mercato langue a

mio avviso la responsabilità principale è di chi porta avanti una avida politica di prezzi esosi sulla musica, che è prima di tutto arte (da salvaguardare anche tecnicamente) e non business, ma anche questa è un'altra storia.

Il
multicanale, indipendentemente dalle compressioni. Anche qui non sono affatto entusiasta: sembra che non si voglia imparare dalla storia, vedi la lontana quadrifonia. Una prima, banale osservazione: di orecchie ne abbiamo due, non una (mi spiace per i monofonisti) e neppure 5+1 (la sesta sub-orecchia per sentire il sub-woofer). Sarà un caso? Faccio solo alcune riflessioni sui problemi che ci sono nel multicanale.

1) Difficoltà di posizionamento.
Già è difficile posizionare accuratamente un sistema a 2 canali ma lavorando ci si riesce, cioè si riesce ad ottenere un risultato valido, credibile (verosimile). Posizionare 5 oggetti presenta molti più problemi proprio di posizionamento corretto, perché le case non sono certo pensate per offrire condizioni acustiche ideali per un impianto: le interazioni tra le 5 sorgenti sono molto più complesse da dominare (semmai ci si riesca, cosa che ritengo improbabile) di 2.
2) Difficoltà di convivenza: 5 casse ingombrano più di 2. Già far accettare in un soggiorno 2 casse non è facile e non solo per "mogli isteriche", che sono molto più un luogo comune che realtà, quanto proprio perché spesso non si sa dove metterle anche con tutta la migliore buona volontà. A meno che siano microscopiche e allora davvero addio qualità (Bose è un ottimo esempio di alta miniaturizzazione dei diffusori con altrettanto alta con perdita di qualità nel risultato, rispetto a diffusori di maggiori dimensioni).
3) Scelta obbligata tra costi molto maggiori o minore qualità. Qui l'alternativa è semplice ed appare chiara a tutti: se 5 casse audiovideo costano tanto quanto 2 casse stereo, o le 5 sono di qualità inferiore alle 2 stereo o esistono i miracoli. Sono per la prima ipotesi. Dunque per non rinunciare a della qualità occorre aumentare i costi (di almeno 2,5 volte). Non è poco e non sono affatto sicuro che l'incremento del risultato valga la spesa, anzi: se aumento di 2,5 volte l'investimento in un sistema a 2 canali sono quasi certo che il risultato sarà sensibilmente migliore, se lo faccio lasciando la qualità dei canali identica e mi limito ad aggiungere altri 3


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