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LETTERE ALLA RIVISTA | 1999

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LETTERE ALLA RIVISTA

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LETTERA N. 3/1999  1 | 2 | 3 | 4

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progettato e realizzato, mentre quello non rodato non si esprimerà al meglio. Ci sono inoltre, cavi di collegamento che necessitano, a causa della loro particolare architettura costruttiva, di periodi di rodaggio lunghissimi e pertanto sono i più penalizzati nei confronti immediati.

Anche i
generi musicali condizionano i giudizi sui diversi cavi di collegamento.
Ad esempio, la musica sinfonica ed i grandi complessi orchestrali hanno bisogno di cavi neutri e che siano in grado di rispondere ai cambi repentini di dinamica. Spesso i diffusori utilizzati nemmeno riescono a riprodurre la grande orchestra sinfonica, per cui è inutile testare i cavi in queste situazioni.

Deve poi tenere conto, nel corso degli ascolti pubblici,
degli audiofili!
Lei forse non sa che gli italiani sono spesso dei gran maleducati e cafoni. Non appena uno di questi, sempre presente in qualche saletta, sente qualcosa che non gli aggrada, immediatamente esprime i suoi pensieri e valutazioni ad alta voce, cercando di mettere in mostra quella cultura, che sa di non possedere. Mandando così a puttane l'ascolto degli altri. Succede sempre così. 
Più congruo è, invece, valutare le
opinioni di tanti audiofili che ad esempio hanno provato un determinato cavo nel proprio impianto. Se la maggior parte delle opinioni coincidono, abbiamo un quadro sonoro accettabile delle effettive prestazioni del cavo di collegamento.

Per
le mie valutazioni ho elaborato nel corso di 30 anni di esperienza, dei miei personali criteri.
Uno tra questi è la capacità del cavo di
fare passare il repentino impatto dinamico. Dapprima avevo bisogno necessariamente del mio sistema di diffusione del suono, per appurare se il cavo ponesse degli ostacoli al libero passaggio degli elettroni. Successivamente, con l'esperienza, mi sono reso

conto che riesco a distinguere i cavi compressi da quelli liberi, semplicemente perché sono abituato a percepire le istantanee variazioni dinamiche, grazie al continuo ascolto della musica tramite il mio sistema e dal vivo. Spesso gli audiofili si concentrano solo su un aspetto dell'ascolto dal vivo, perdendo la cognizione e conoscenza di tanti altri aspetti che esistono, ma vengono trascurati o per gusto personale oppure più semplicemente perché non si apprezzano. La dinamica e la microdinamica sono i parametri fondamentali su cui si dovrebbe basare la valutazione della bontà di un cavo, non altri parametri (alti, medi, contrasto, ecc.), perché la musica dapprima è dinamica, poi c'è tutto il resto. Pertanto per la valutazione di un cavo occorre partire da un pieno orchestrale di musica sinfonica, come quello contenuto nel quinto movimento della Sinfonia Fantastica di Berlioz.

Per quanto riguarda
il voltaggio del segnale in transito, questo varia frequentemente.
Il problema principale del trasporto del segnale è l'integrità delle microinformazioni, i cui valori elettrici sono decisamente bassi e bassissimi, microscopici. I disturbi causati dalle radiofrequenze e dai campi elettromagnetici, sono in grado di azzerare (meglio dire coprire o sovrastare) o alterare tutti i microsegnali. Questi sono in grado di incidere sulla qualità sonora, perché aggiungono al segnale in transito un rumore che per forza di cose si sommerà allo stesso, alterandone i valori e di conseguenza il timbro. Sono questi, concetti che per molte persone sono assurdi o incomprensibili, ma esistono.
Se io dicessi ad un elettricista o rivenditore di materiale elettrico o ad un tecnico, che i miei nuovi cavi di potenza in alcuni casi raggiungono una sezione di 25 millimetri quadrati per polarità (non 2,5 come nella rete elettrica), tutti risponderebbero allo stesso modo: "Ma per


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