Logo HI-FIGUIDE
Home Site Map Progetto E-Mail

HI-FIGUIDE© | GUIDA ALL'ALTA FEDELTA' ESOTERICA ED HIGH-END

Cerca

DIRETTORE: FRANCESCO PICCIONE

HOME > HI-FIGUIDE© TEST > ACCESSORI AUDIO

ANGSTROM REFERENCE POWER SUPPLY

HI-FIGUIDE©
_______________________

HI-FIGUIDE© TEST
_________________

ACCESSORI AUDIO
_____________

Angstrom
Reference Power Supply



_____________


Cerca in HI-FIGUIDE©



__________________



ACCESSORI AUDIO | ANGSTROM REFERENCE POWER SUPPLY


FOTO
Interno dell'alimentatore Angstrom Reference Power Supply.

TEST
HI-FIGUIDE n. 28 Luglio 2010

Data pubblicazione:
Gennaio 2002.
Luglio 2010.

LABORATORI ESOTERICO
ACCESSORI AUDIO
ANGSTROM REFERENCE POWER SUPPLY
ALIMENTAZIONE DEDICATA PER IL LETTORE CD LECTOR CDP7… E NON SOLO
L'IMPORTANZA DI UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE
DI GIORGIO CAPELLI
Riproposizione aggiornata

Il mercato audio è pieno di accessori. Molti sono inutili, altri futili, alcuni voluttuari, parecchi aberranti. Ogni tanto qualcuno si erge dalla mischia, magari senza clamore e senza che qualcuno lo scorga, perché si tratta di un oggetto "schivo e modesto nel carattere". Per poi scoprire alla fine che è un grande…..

PREMESSA

Su quanto sia importante, fondamentale direi, che il flusso di corrente inviato alle apparecchiature hi-fi sia di qualità e quantità ineccepibile, credo che nessuno abbia alcunché da ridire. 
Sulla quantità di corrente l'imputata principale è l'azienda di fornitura che non sempre e in tutte le zone assicura quei 220-230V costanti per dissetare le vostre apparecchiature; ma se fosse solo questo il problema le soluzioni sono relativamente difficili: uno stabilizzatore, un'alimentazione a batteria (che risolve anche i problemi di qualità). Quest'ultima, peraltro, non è semplice da attuare: un conto è pensare ad un giradischi analogico un altro è pensare ad un Krell da 600 W!!  Il pulcino e la balena. E in mezzo ci sta tutto il resto.

Beh, da un punto fermo bisogna pur partire…. Diciamo che quel problema l'abbiamo risolto.
Ora il nostro amato flusso di plasma energetico dopo aver viaggiato per chilometri, aver raggiunto il vostro condominio e curiosato per i vari appartamenti dei vicini, entra a casa vostra. Già, entra….. ma come entra? Un pochino stanco (la tensione di partenza non è quella di arrivo), ma abbiamo detto che a questo si pone rimedio: un bagnetto nella tinozza dello stabilizzatore ed ecco che esce vispo come un grillo!  Ma tutto lo "sporco" che ha raccolto? Ah beh…. A questo ci pensa il filter box (alias il filtro di rete, una specie di lavanderia): così  insaponato, lavato e centrifugato, riecco in pieno spolvero quei lucenti e preziosi Volt. Lucenti? Ne parliamo dopo, non abbiate fretta. Ora comincia il bello:  lo aspettano insidie e maltrattamenti  che  vanificheranno tutto.

E siamo finalmente arrivati anche all'apparato di alimentazione dell'apparecchiatura.
Di cui vi dirò fra poco perché un piccolo pensiero vorrei rivolgerlo anche ai produttori: quanti mettono in pratica i dovuti accorgimenti, utilizzano la migliore componentistica per realizzare nella pratica ciò che è a loro noto? Già… ma è a loro noto? Cioè, l'importanza di una adeguata e ben progettata sezione di alimentazione da quanti è sentito come un dovere e non solo come una necessità di "dar da bere"?.
Mi è capitato spesso, molto spesso, di vedere elettroniche progettate e realizzate a modo che poi miseramente scivolavano quando l'occhio si posava sulla sezione di alimentazione: trasformatorini-ini, condensatorini-ini, cablaggi che io-quando-cucio-faccio-di-meglio e via dicendo.

E' con questi grigi pensieri che nel Febbraio del 2001 al Milano Hi-End seconda edizione, nell'angolo di un corridoio prendo conoscenza visiva dei prodotti Angstrom, una giovane azienda specializzata in filtri di rete passivi e alimentazioni. L'aspetto estetico e la qualità costruttiva (veramente pregevoli) stimolavano una verifica sul campo delle premesse dimostrate, ma lo scetticismo sul futuro di questa giovane realtà al momento mi frenò dal procedere a richieste ufficiali: era prima necessario capire se mi trovavo al cospetto di una iniziativa con carattere di continuità o di un capriccio del momento.

La curiosità aumentò quando lessi, nel Maggio seguente, l'intervista  di Massimo Bianchi al titolare dell'Audioplus SRL, Roberto Garlaschi, distributrice dei prodotti Angstrom (che poi è sempre lui, per dirla tutta fino in fondo). Nel corso dell'ultimo Milano Hi-End, ritrovando con l'entusiasmo di allora le medesime persone ed i medesimi prodotti, due chiacchiere informali furono sufficienti per capire che  quel progetto era ormai una realtà che avrebbe avuto un futuro. Si poteva "affondare il colpo", non avrei più rischiato di recensire una bolla di sapore o un miraggio. Da lì nacquero i primi contatti che hanno, alla fine, portato all'oggetto di questo articolo.

Potendo contare sulla disponibilità di Garlaschi, ho ritenuto più giusto (nonché opportuno) lasciare al costruttore le note tecniche (pubblicate in coda) e descrittive della circuitazione e componentistica; il mio intervento riguarderà quindi solo la prova dell'oggetto.

L'ASPETTO ESTETICO

Innanzitutto diamo un'occhiata complessiva all'oggetto. Il frontalino è in alluminio spazzolato anodizzato di colore nero, di buon spessore con scritte incise a pantografo; campeggia al centro lo strumento di precisione ad ago che indica quando l'apparecchio ha raggiunto il punto di lavoro (a prescindere dal riscaldamento dei filamenti delle valvole) e le successive variazioni in decibel (dB) del guadagno su apposita doppia scala. Bella ed elegante fattura, unico neo da rilevare è la mancanza di illuminazione interna a questo indicatore: non che sia indispensabile, ma sarebbe comunque utile e aggiungerebbe quel piccolo tocco di classe in più. Due selettori a levetta, uno per lato del frontalino, comandano l'invio della corrente separatamente per la parte digitale e per la parte analogica.   

Lo chassis è per la verità un po' debolino; il lamierino con cui è costruito è migliorabile come spessore: maneggiando l'apparecchio (dato anche il rilevante peso di ben 15 kg!)  si nota una leggera torsione - con conseguente lieve apertura dei coperchi superiore ed inferiore - dovuta comunque al notevole peso dei trasformatori, tutti alloggiati in un unico luogo. Aprendo il coperchio, il panorama che appare è di estrema soddisfazione; ordine, cura nei cablaggi e nelle relative protezioni con schede millefiori che fungono solo da supporto, componentistica di alto livello. Sul retro, su un lato la vaschetta IEC per l'alimentazione e l'uscita del cordone di alimentazione per il lettore cd della Lector; da notare che i poli di contatto delle prese in/out del cordone sono dorati. Sull'altro lato una batteria di 5 accessi ai rispettivi fusibili di protezione da 315mA a 2,5Amp destinate al DAC, ai filamenti ed al laser di lettura. Nulla e' lasciato al caso. 

LA PROVA D'ASCOLTO

Siccome unitamente all'alimentatore mi è stato fornito il filtro di rete passivo che potete vedere nella foto,  ho potuto svolgere due prove separate, cogliendo così l'occasione per dare un piccolo contributo all'eterna diatriba filtro sì | filtro no.

L'impianto utilizzato è quello solito e ben conosciuto che mi accompagna da tempo: pre e finale Audia, il citato lettore CD Lector CDP7, diffusori ESS 330, caveria The Music Dream.
Il lettore digitale Lector CDP7 è una macchina molto ben suonante, caratterizzata dall'uscita in classe A con 1 valvola per canale (io utilizzo le 12BH7A: escono più basse, ma sono uno splendore). Relativamente pubblicizzato, a mio modesto avviso a livello nazionale non ha concorrenti e oltre confine regge senza timori confronti con ben più blasonati integrati.   

Anche per il software non ho voluto ovviamente  utilizzare materiale diverso da quello che uso abitualmente e cioè  3 magnifiche incisioni Telarc (Dave Brubeck, Young Lions & old Tigers,  Jim Hall, By Arrangement e Superbass di Ray Brown) e uno splendido Deutsche Grammophon (Mussorgsky, Pictures at an Exibition nell'interpretazione di Ivo Pogorelich al piano).

Va subito detto che i migliori risultati si ottengono dopo almeno 50-70 ore di utilizzo, tempo minimo necessario per un adeguato rodaggio dei condensatori e delle valvole nel circuito di alimentazione. Senza questo il suono appare più chiuso  e carente in dinamica.

Quello che appare di più immediato apprezzamento è la qualità della gamma media che acquista più corpo e consistenza, la focalizzazione delle voci del coro in Waltz for Debby dal CD "By Arrangement" assume un realismo…. concreto (mi verrebbe da dire che comincia ad avvicinarsi al vinile……); l'olografia acustica acquista spessore e le voci femminili, prima "solo" nitide e con contorni ben definiti, è come se acquistassero un corpo autonomo, una miglior consistenza. Dove questa alimentazione non incide è sulla gamma alta: sia la delicatezza dei piatti di Waltz for Debby, sia la lucentezza della tromba di Roy Hargrove, nell'omonimo brano del CD Youg Lions & Old  Tigers, mantengono la loro conosciuta coerenza e precisione.

Ma non è finita qui. C'è un CD in commercio di cui vi consiglio caldamente l'acquisto, se volete comprendere fino a che punto il vostro impianto è in grado di riprodurre i bassi e come li rilascia: si tratta di Super Bass di Ray Brown.   Un autentico banco di prova.
E' qui che l'alimentazione Angstrom sfodera il secondo asso. Ero abituato ad apprezzare un basso potente e controllato e questo CD mi dava modo di apprezzare fino in fondo la maestria di Ray Brown, Benny Green e Christian McBride nel maneggiare i loro strumenti. Ero convinto di aver spremuto tutto da questa incisione. Già…. Ero convinto. Fin dai primi solchi del brano introduttivo, la nuova alimentazione lascia un'impronta indelebile, una traccia di maggior profondità, di armoniche più avvertibili e di miglior articolazione.  C'è poco da dire: ora il basso scende di più e meglio. Ma nulla si perde della sua potenza e controllo, non ci sono rigonfiamenti inattesi; tutto fila liscio nelle violente pizzicate dei tre bassisti, non avverto, come non avvertivo, code indesiderate.

Questo è il resoconto di diverse giornate passate a interpretare questo "nuovo" tipo di emissione, frutto solamente di una diversa angolazione di veduta su come fornire corrente ad un laser, ai DAC e alle valvole

d'uscita. Il punto di vista Angstrom si è confermato sicuramente all'altezza della situazione.

IL FILTRO DI RETE PASSIVO

Finora non ho fatto cenno all'utilizzo del filtro di rete fornitomi, come vi dicevo, da Roberto Garlaschi. Credo di non averlo fatto prima per quel tipico approccio che, credo, sia comune a tanti di noi nel rimandare a domani quello che si può fare oggi, quando si tratta di cose fastidiose o scocciature.Credo che siate già in grado di arrivare alle conclusioni ma lasciatemele comunque dire.   

Dopo aver provato l'alimentazione "diretta", ho svolto alcune sedute d'ascolto inserendo anche il filtro di rete che è totalmente passivo.
Sarà perché il mio palato era da tempo abituato molto bene, sarà perché in seguito ha provato sapori ancora migliori, ma mi è sembrato di tornare indietro nel tempo. Indietro negli anni in cui cercavo un riferimento sonoro ben preciso e stentavo a trovarlo (o, almeno, finchè non sono passato all'amplificazione Audia,ai cavi The Music Dream e alle inossidabili ESS con trasformatore di Heil): un tessuto musicale fatto di trasparenze, equilibri, microdinamiche e di potenza.
Dicevo "indietro nel tempo" perché questo è stato il mio primo pensiero nella valutazione dell'effetto filtro di rete. E' stato come veder calare una leggera coltre lanosa sulla emissione sonora del mio impianto; provate ad immaginare una stanza che non viene aperta da anni: la polvere che si è, nel tempo, stratificata riduce la tridimensionalità dei mobili, appiattisce i particolari. Immaginate ora di avere la bacchetta magica (o tanta buona volontà) e di rendere tutto lindo e immacolato, di annullare in un istante quello spesso strato di polvere: questo è stato l'effetto del filtro di rete. Microdinamica sfuggente, gamma media tendente alla colorazione e bassi un pochino rigonfi. O, almeno, questo è stato l'effetto che ha provocato il filtro di rete sul mio impianto.

Vanno, tuttavia, considerati due aspetti.
Il primo è che non sempre si ha la possibilità, la pazienza, la fortuna, l'applicazione necessaria per arrivare ad assemblare un impianto hi-fi che possa riprodurre l'equilibrio sonoro ideale (da non confondere con l'emissione reale, che è tutt'altra e irraggiungibile cosa); in questi casi il filtro di rete non solo non aggiunge alcunchè ma, anzi, tende a coprire. Se, invece, il vostro impianto soffre del cosiddetto "effetto Sahara" , se si caratterizza per secchezze e asciugature eccessive, probabilmente da questo accessorio potrete trovare un qualche beneficio. Salvo che abbiate una rete elettrica disastrata e dai vostri diffusori esca un alfabeto Morse sotto forma di spikes: nel qual caso diventa indispensabile. Ma, fortunatamente, il mio impianto riceve una corrente di buon livello avendo la cabina elettrica di distribuzione a 50 metri da casa, un impianto elettrico nuovo, una linea elettrica dedicata e schermata che mi fornisce la preziosa linfa a livelli di purità eccellenti.

Inoltre, secondo aspetto, è da tenere presente anche che non ho potuto effettuare il rodaggio consigliato da Garlaschi: il filtro di rete che mi è stato fornito ha lavorato solo una cinquantina di ore (prima di essere giudicato) contro le minimo 200/300 che sarebbero richieste per ottenere i massimi risultati. E per funzionamento non si intende il solo filtro acceso, ma il lettore in funzione ciò perchè si realizzi il passaggio di corrente e non la "stagnazione" nel cavo di collegamento (n.d.d.: è un risultato che conferma la discutibilità di certi filtri di rete, nonché il loro utilizzo; altro conto è la cura della alimentazione di un componente audio).

CONCLUSIONI

Direi che a questo punto rimane solo una domanda da svolgere: ma allora perché la Lector non cura maggiormente la sezione di alimentazione separata?
Lo fa, cari lettori, lo fa. Infatti il prodotto in vendita va visto nella sua interezza e negli obiettivi finali di vendita.
In senso di prodotto, c'è un grande equilibrio complessivo ancor più se ci riferiamo ad una elettronica che è in vendita a soli 2.400 Euro: vi ho già detto che non ha rivali in Italia e compete, per qualità e prezzo,  con concorrenti di prezzo maggiore sui mercati esteri. E questo grazie, appunto, al grande equilibrio che esprime e alla notevole qualità della cura costruttiva e del conseguente  risultato acustico.

Se sommate i due prezzi (alimentatore Angstrom e lettore digitale) vi trovate ad affrontare una spesa non indifferente: 4.400 Euro. Cioè oltre 8.500.000 delle vecchie lire, che fa più effetto. Ma i costi di una azienda strutturata sono più alti di quelli che sostiene un'artigiano (spero che il buon Garlaschi non se la prenda, ma con questo termine intendo esprimere tutta la passione e l'entusiasmo che i piccoli produttori profondono nella propria attività). L'artigiano non vi fa pagare, di solito, la passione che ci mette nel lavoro: ma è quella che porta a certi risultati. Non vi fa pagare l'entusiasmo e la cura quasi maniacale che esprime: ma è quella che si riscontra nei risultati di tante loro produzioni. Non che l'azienda strutturata non sia in grado, eccome se lo è! Ma in questo caso ciò comporta maggiori costi (altri dipendenti, staff di progettisti, prove e materiale…). Poi ci sono i relativi costi di distribuzione, pubblicità, ecc….

Credo che se la Lector decidesse di fare sua questa alimentazione, difficilmente potrebbe vendere i due pezzi a meno di 6.000/7000 Euro. Ma restringerebbe di molto il suo mercato potenziale. Questo porta ad un bivio decisionale: è meglio il Lector attuale o un Lector "abarthizzato" con alimentazione "tipo Angstrom"?
Io, personalmente, credo che la scelta Lector attuale sia indovinata: prodotto di elevata qualità ad un prezzo che può risultare avvicinabile da una buona fascia di audiofili. Chi è oltremodo esigente ed ha un po' di disponibilità in più da destinare all'amato hobby, può sempre decidere di intervenire con questa alimentazione. E non se ne pentirebbe. 

Scusate, ma a forza di parlarne mi e' venuta voglia di un po' di ottima musica: ora vado ad ascoltare un cd sul mio Lector versione Angstrom. Come sempre, buoni ascolti.                   

Giorgio Capelli


IL COMMENTO INTEGRATIVO
DI ROBERTO GARLASCHI

TEORIA SULLE CABLATURE IN ARIA
Molti costruttori utilizzano schede di circuito stampato per costruire i loro prodotti, ciò si traduce in un risparmio di tempo notevole nel montaggio ma, come conseguenza, si va ad incidere sulle prestazioni dei componenti stessi. Il miglior modo per costruire un componente hi-fi è quello di cablarlo completamente in aria.
Quando un circuito stampato viene immerso nell'acido per fissarlo, lo stesso acido corrode superficialmente lo strato sottilissimo di rame (circa 12 micron, vale anche per quelli a doppia faccia) andando a modificare le caratteristiche elettriche (perdita di conduzione) del circuito. Il colpo di grazia lo dà definitivamente il rullo che ad una temperatura di 400 gradi deposita sulle piste lo stagno. In questo caso scaldando a dismisura il rame si va a modificare molecolarmente la sua struttura, facendo perdere in maniera considerevole la sua conduzione elettrica (COLOUMB).
Un'altro modo di costruire bene i componenti è quello di cablare parzialmente in aria i componenti (metà a scheda e metà in aria). Cablando in aria si trasferisce tutta la corrente che si vuole e si accorda il circuito al meglio.Tutti i componenti cablati a scheda non suoneranno mai bene come quelli cablati in aria.

POWER SUPPLY FOR LECTOR 7T - 3T
L'alimentatore in questione è cablato totalmente in aria su barre di rame OFC da 0.75 mm e cavi AWG 24 a norme militari 1007. Particolare cura è posta per la sezione digitale completamente a discreti con alimentazione separata per i convertitori BURR-BROWN PCM63, attualmente i migliori dac per uso audio (output in corrente con un noise bassissimo); fa uso di stabilizzatori di tensione corrente in case TO3 (metallico militare) con condensatori per alta frequenza nella sezione di filtraggio del raddrizzatore (da 10 ampere) della FEYUE/REC aventi un bassissimo ESR TAN e caratterizzati da una risposta in frequenza molto lineare unita ad una perdita di corrente bassissima. Sull'uscita, per filtrare l'eventuale ripple, si fa uso di condensatori Wima MKP (polipropilene) al 5% di tolleranza. Un'altro trasformatore alimenta il laser e la scheda di controllo separatamente evitando l'alimentazione dei dac che e' totalmente autonoma e separata.

Il cdp ha un'uscita analogica a tubi, pertanto è stato aggiunto un trasformatore apposito per i filamenti delle valvole. Il vantaggio che si ha nell'usare tutti questi trasformatori è che si evita di fare un unico trasformatore con più secondari che possono generare disturbi tra loro con prestazioni non costanti, date le dimensioni anche limitate, in quanto hanno in comune il primario.Tutti i trasformatori sono toroidali e costruiti in M 0 (zero) che è la miglior qualità del lamierino interno a bassissima perdita, rame di prima cottura (non riciclato) a grani orientati con schermi antistatici tra primario e secondario. E' inoltre presente una protezione termica all'interno di ogni trasformatore che interviene a 120 gradi spegnendo il tutto in caso di malfunzionamento.

Lo stadio dell'alta tensione è raddrizzato con due diodi a valvole 6AX4 (diodi a mezza semionda) che alimentano un doppio triodo 6AS7/6080 che compone lo stadio stabilizzato di uscita per le valvole ECC81. Per far stabilizzare la 6AS7 si utilizzano dei diodi a valvole (85A2) e luminosi (led rossi) ricreando una reazione in griglia. I diodi 85A2 e led creano una tensione/corrente di riferimento costante verso massa facendo lavorare al meglio la valvola 6AS7.

Roberto Garlaschi


HI-FIGUIDE n. 28 Luglio 2010

Home | HI-FIGUIDE© Test > Accessori Audio > Angstrom Reference Power Supply


All Rights Reserved ® Copyright © | Francesco Piccione | 1998/2021