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LETTERE ALLA RIVISTA | 2002

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LETTERE ALLA RIVISTA

2002

LETTERA N. 7/2002  1 | 2 | 3 | 4

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editoriale: "La Qualità delle Registrazioni").

Rimangono alcuni nodi.
Anzitutto un buon lettore digitale di CD costa oltre il milione e mezzo di lire. Inoltre, occorre prestare molta attenzione alla sua messa a punto, come detto in queste pagine da molto tempo. Anzitutto, occorre trattare il lettore digitale come fosse un giradischi analogico, sistemandolo su supporti smorzati, secondo il procedimento spiegato più volte. Solo questo accorgimento, consente di migliorare decisamente le prestazioni sonore del lettore, molto più della semplice sostituzione (o peggio, rimozione) dei condensatori d'uscita, come consigliato da diverse riviste audio. Altri accorgimenti li sveleremo nel corso del 2002.

L'insieme di tanti piccoli accorgimenti, consentirà al lettore digitale di migliorare decisamente le sue prestazioni sonore. Occorre però, sottolineare il fatto che non è possibile fare miracoli, come spiegato in "Alta Fedeltà Esoterica", a causa di ben note scelte commerciali. Da questo punto di vista, il giradischi analogico è avvantaggiato, poiché il segnale prelevato dalla testina entra subito in un preamplificatore phono (dove la RIAA, però, effettua una equalizzazione….), mentre il segnale del lettore digitale passa attraverso diverse "zone" che se non attentamente curate, generano un suono freddo, fastidioso, in parole povere, digitale.

Relativamente alle dichiarazioni di persone che affermano di non sentire differenze nel suono tra lettori digitali medio-economici e quelli di fascia hi-end, non mi trovo completamente d'accordo. Anzitutto hanno il sapore di non differenza tra una Citroen C5 ed una BMW serie 3. Tralasciando le condizioni di origine di questa convinzione (ad esempio, che diffusori sono stati utilizzati, lasciando perdere il resto…), è noto che

non tutta l'Hi-End è di buona o eccelsa qualità. Purtroppo, vi sono fabbricanti che dichiarano i loro prodotti Hi-End usurpandone il termine, ad esempio, con il solo aumento del prezzo di acquisto. Costoro dovrebbero essere arrestati per vilipendio... all'hi-end. Altro esempio: molti spacciano minidiffusori a due vie o i propri largabanda per prodotti hi-end. Ognuno può fare quel che vuole, certo è che l'intenditore, il vero esperto, sa distinguere tra prodotti hi-end e bufale! Ai lettori poco esperti, consiglio di leggere (ed imparare bene), quanto contenuto nella sezione (ora libro) "Alta Fedeltà Esoterica" e numerose altre monografie.

Vi è poi un altro fatto: la verifica delle prestazioni hi-end.
In Italia su tale punto vi è la massima disinformazione (preferisco essere molto gentile...). E' usuale provare e confrontare i prodotti audio hi-fi, utilizzando software (e hardware) di discutibile qualità e con criteri errati. Gli audiofili, ovviamente, prendono esempio da costoro ed attuano con gli stessi metodi e software le loro prove.
In particolare, porrei l'attenzione sulla "risoluzione", termine che indica la quantità di informazioni sonore che un impianto hifi è in grado di restituire: bassa risoluzione, poche informazioni, anche a livello di armonici; alta risoluzione, elevato livello di informazioni audio, di qualsiasi tipologia. Purtroppo, non è possibile dare un valore numerico alla risoluzione audio, contrariamente a quanto succede con monitor TV, macchine fotografiche, eccetera. Di conseguenza, il riconoscimento della quantità della risoluzione, spetta al critico che è in grado di discernerla e di quantizzarla. Ad esempio, quando mi chiamano per conoscere il mio parere sul suono del loro impianto, spesso indico dei voti sulla risoluzione o sulla qualità complessiva. Molti si offendono, perché non apprezzano la mia


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