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LETTERE ALLA RIVISTA | 2000

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LETTERE ALLA RIVISTA

2000

LETTERA N. 1/2000  1 | 2 | 3 | 4 | 5

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la voglia di ottenere prestazioni sonore non altrimenti raggiungibili dai classici sistemi monoamplificati. Lei vorrebbe attuare una multiamplificazione senza utilizzare alcuna forma di crossover passivo od elettronico (dando a quest'ultimo della fogna!), giocando il tutto sulle "costanti di tempo" (che non ho capito un'acca di cosa si tratti…) degli amplificatori, pure affermando di avere in antipatia l'utilizzo di crossover e/o condensatori.
Nella premessa ho spiegato l'origine dell'insofferenza dell'utilizzo di crossover elettronici od anche passivi.
Si tratta in questo caso, della sua adesione o convinzione della bontà "in eccesso", della "Teoria Minimalista" o di quella ad "Orecchio". Ho in precedenza affermato che tali teorie pur se corrette in generale, si basano su un inganno di fondo: quello di favorire i bassi costi di produzione sotto la falsa veste del suono di qualità, se adottanti tipologie considerate al di sotto di determinati criteri minimi.

Quando noi incrociamo tra loro le emissioni dei trasduttori, occorre sapere che questa operazione non è indolore, sia nel caso attuiamo tale incrocio con crossover e sia senza. I problemi inerenti alla fase acustica e interferenze reciproche sono in ogni caso presenti anche senza l'adozione di un crossover. Inoltre, per evitare cancellazioni od esaltazioni nella zona d'incrocio e successive vicinanze, occorre agire in due direzioni. Da un lato, adottando un crossover che limiti l'intervallo di interferenze, magari volgendole a proprio favore, anche mediante l'ausilio di strumenti di misura; dall'altro, accertare che all'ascolto l'incrocio prescelto sulla carta, sia… fattibile o digeribile dai trasduttori, ossia sia il migliore dal punto di vista acustico. A volte la ricerca porta a scegliere frequenze d'incrocio ottimali diversi da quelli preventivati, in quanto il riscontro all'ascolto (e/o strumentale) evidenzia incompatibilità.

Con ciò voglio riallacciarmi a quanto detto prima sulla necessità di utilizzare crossover con pendenze adatte all'uopo, al duplice scopo di ridurre il campo di reciproche interferenze e di sfruttare al meglio (cosa importantissima) la loro porzione di frequenze di massima linearità e minore distorsione, a tutto vantaggio della qualità sonora e musicalità.

A meno di realizzare amplificatori specifici, con risposte in frequenza limitate allo scopo.
In questo caso dovrebbe conoscere bene i trasduttori del diffusore ed utilizzarli nel modo migliore possibile. Avrebbe, però, degli amplificatori adatti solo per il suo sistema di diffusori. Dato che la ricerca delle frequenze d'incrocio ottimali non può essere fatta a tavolino (si potrebbe, ma sino ad un certo punto), sarebbe costretto ogni volta a smontare i finali per cercare di sperimentare l'incrocio successivo, ed anche se si organizzasse nel migliore dei modi è sempre operazione più complessa, che richiede calma, sangue freddo e tantissimo tempo. In ogni caso sempre di crossover si tratta, anche se inserito dentro un amplificatore.

L'utilizzo di
crossover elettronici è quasi da tutti osteggiato, soprattutto da coloro che non li hanno mai visti, utilizzati, né sentiti in modo adeguato: l'importante e parlare di cose che non si sanno. Quando iniziai anni fa la mia personale ricerca audio, era questa (e lo è tuttora) l'aria che tirava attorno ai crossover elettronici. La situazione mi sembrava alquanto strana e mi sapeva di "pecore che seguono il gregge", in quanto nessuno ne diceva bene (tranne poche persone).
Un crossover elettronico non è un componente in più sul percorso del segnale, soprattutto alla luce del fatto che il diffusore necessita assolutamente di un crossover.
I
vantaggi del crossover elettronico rispetto al


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