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DIRETTORE: FRANCESCO PICCIONE

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SAP RELAXA 1

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ACCESSORI AUDIO | SAP RELAXA 1


SAP Relaxa 1, Basetta a levitazione magnetica

FOTO
La basetta isolante a sospensione magnetica SAP Relaxa 1.
Notare il ripiano trasparente sospeso in aria.

LABORATORIO ESOTERICO
ACCESSORI AUDIO
STRUMENTI ACUSTICI DI PRECISIONE (SAP)
RELAXA 1
OVVERO UN COMPAGNO SERIO, NON INVADENTE E DAVVERO UTILE!
DI ROBERTO RUBINO


Il mercato audio è pieno di accessori. Molti sono inutili, altri futili, alcuni voluttuari, parecchi aberranti. Ogni tanto qualcuno si erge nella mischia, magari senza clamore e senza che qualcuno lo scorga, perché si tratta di un oggetto "schivo e modesto nel carattere". Per poi scoprire alla fine che è un grande…..


PREMESSA

Eccoci giunti all'ennesima prova di HI-FIGUIDE.
Debbo dire che a questa mi sono avvicinato con molta curiosità, ed allo stesso tempo, da buon italianista, con timore che le mie personali impressioni, parallelate anche al terribile gruppo di ascolto della rivista, non riuscissero a far venire alla luce questo oggetto assai particolare.
Si tratta di un accessorio per il nostro costosissimo passatempo.
Un accessorio che, recita la presentazione del folder, ha raccolto due premi. Il primo è nell'ambito del concorso Innovations 2001 e si chiama "Design & Engineering Showcase Award"; il secondo nell'ambito del concorso Best of the Show ed è una delle 30 (su circa 2.000 prodotti) "nominations" per l'accesso alla finale (.... stile oscar e completa di palloncini, buffet ed anchor man televisivo ....).

DESCRIZIONE

Il Relaxa è un elegante tavolino in plexyglass progettato proprio qui in Italia, dalla Strumenti Acustici di precisione (SAP), diretta dal gentilissimo ingegner Fratello. Gentilissimo, ovviamente, perché ha accettato ben volentieri la nostra filosofia editoriale e, intellettualmente convinto della bontà della sua creatura, ha concesso che il suo pargolo dormisse parecchie notti fuori dal suo ovile…

La domanda nasce spontanea: come mai non ha ricevuto premi in Italia? Boh! E' chiaro che in passato sono stati proposti aggeggi assolutamente inutili o provati con impianti assolutamente non a punto e quindi non in grado di far capire all'ascoltatore fino a che punto quell'oggetto potesse beneficiare l'impianto: state poi tranquilli che nessun redattore perde quasi due mesi a fare un pezzo, roso dal dubbio se stia consigliando una cosa giusta o meno.
Non è facile assicurarsi, anche quando l'evidenza dei fatti lo richiede, e certificare una propria posizione che sai possa essere immediatamente attaccata da qualche benpensante con l'impianto sistemato in maniera penosa.
Il limes deve essere sempre quello dell'umiltà da parte di chi scrive e nella verificabilità in casa propria o in un negozio con acustica ben determinata, senza centraline di cavi per provare intere batterie di amplificatori, CD players piazzati su quattro punti, ecc, ecc…
Quindi se rimarco questo è proprio per un nostro personale eccesso di responsabilità nei vostri confronti.

Il principio su cui ruota il progetto Relaxa è: l'isolamento.
Non posso dimenticare l'impressione che mi destò tempo addietro il pagare l'ultima bolletta telefonica.
Che c'entra questo? C'entra, eccome! Ero appoggiato al bancone dei correntisti, con i crampi alle mani per uscire l'ultima sudata, banconota che improvvisamente mi trema tutto: pensate, una Seicento rossa pilotata da una signora più rossa di lei, stava sgasando nel disperato tentativo di scendere da un marciapiede!
Le vibrazioni di quella schumacheriana sgasata (ma Schumacher un tempo non faceva il portiere?) si sono estese, credetemi, lungo tutta la mia spina dorsale.
Cito il fatto per i più increduli, ma sono anni che io, dietro consiglio del nostro Direttore, studio il fenomeno come utente-fruitore della musica.
Le vibrazioni sono insidiosissime e non sono soltanto quelle che vengono dalla strada.
In questi anni abbiamo assistito al proliferare di soluzioni, tra le quali, abbastanza efficaci, le molle immerse in fluido viscoso, che sicuramente migliorano la situazione sonica, ma che sono anche estremamente costose e comunque rappresentano una forma di "contatto" tra l'apparecchiatura ed il pavimento.

Qui, invece, siamo in presenza di una vera e propria separazione: due parallelepipedi si respingono tra di loro con dei magneti di polarità identica, limitati nel loro gioco, soltanto da due coppie di  sottilissime stanghette messe agli angoli opposti del tavolino, come potete osservare in fotografia. Le istruzioni riportano un peso massimo sopportabile di 25 chili, più che sufficiente per le elettroniche convenzionali. Si, ma come va?

Il Direttore mi aveva chiamato il lunedì mattina per dirmi che avrebbe tenuto presso di sé il malcapitato oggetto per qualche giorno, ed io, sinceramente, non me ne ero curato più di tanto, anzi l'avevo proprio dimenticato.
Il mio primo contatto avvenne proprio quel giorno, quando andai dal Direttore a scroccargli un caffè.
Mi aprì il portone della Redazione e udii provenire dal piano di sopra un notturno di Chopin. Le note erano molto slegate tra di loro ed io mi fermai un attimo a contemplare come esse fossero libere di riempire lo spazio. Constatai che tale pianista aveva la mano molto delicata e mandava dei messaggi che ti raggiungevano facilmente dentro. Quando entrai, nell'appartamento dove si trova la redazione, mi resi conto che l'impianto stava funzionando e mi avvicinai incuriosito ai trasduttori.
Ragazzi, quel sistema, non mi stancherò mai di ripeterlo, è talmente ben regolato, che non avvertivo quasi emissione dagli altoparlanti.
Per verificare che esso lavorasse davvero, dovevi allontanarti ed andarti a gustare il suono da un'altra parte.  Dal fondo della stanza mi sorrideva, beffardo, il nostro super-tester Antonio Cotzia, con i baffi drizzati all'insù. "Mi volete spiegare?", bofonchiai, "Quest'incisione fa normalmente schifo!". I due annuirono facendo segno verso la basetta in plexy. Quella sera la stessa venne piazzata sotto il mio fido Lector.

L'ASCOLTO

Impressioni immediate: ho iniziato la tortura con un CD piuttosto ostico e sicuramente non ben registrato.
Si tratta di "Imprint" di John Patitucci (CCD-4881-2). Qui l'impronta etnica che il compositore ha voluto sottolineare, si traduce in ondate di percussioni, kalimba e sassofonate che vengono sovrastate dal basso di Patitucci.
Il risultato, normalmente, è quello di una certa confusione tra gli innumerevoli strumenti, tant'è che l'ho sempre preso a piccole dosi.
Con la basetta SAP improvvisamente gli strumenti si sgranano e certe code indesiderate delle percussioni tendono a dissolversi, rendendo tutto più "lucido". Tutta l'esecuzione diviene meno "nervosa", come se i musicisti si fossero presi più tempo per eseguire la partitura. Non ci sono, invece, apprezzabili variazioni della scena in ampiezza, ma l'incisione è quello che è ed i miracoli non sempre succedono.

Risultati ancora migliori si sono ottenuti con un'altra "perla rara" in fatto di registrazioni, testimonianza della volontà delle case discografiche pop di voler impegnarsi nelle registrazioni di buona qualità….
Stavolta è un CD che va per la maggiore: "The Magnificent Tree" degli Hooverphonic (Sony 4982422-000). Anche qui la qualità complessiva, a voler essere generosi, sta attorno al quattro (4!!).
Estrema confusione strumentale, sovrapposizione di eco ambientali, alte frequenze indigeste per palati fini. Ebbene, non dico che la basetta della SAP l'abbia portato alla sufficienza, ma sicuramente è riuscita a fare un

lavoro di ripulitura assai efficace.
La nota più evidente sta nella localizzazione degli strumenti, prima quasi inesistente. L'ambienza è migliorata parecchio ed ogni strumento è riuscito a ritagliarsi uno spazio proprio. La voce della cantante, prima un po' indietro, si è collocata più al centro e si è venata di microsfumature precedentemente coperte dagli echi.

Veniamo alle buone incisioni: "Pachbel - The Complete Organ Works" Volume 6 (DORIAN 93189).
E' un CD non per impressionisti dell'organo con pedaliera a 32 hertz, anche se lo strumento ne sarebbe capace. Si tratta di un pregevole organo costruito in Canada ad imitazione di quelli della Sassonia. Ottimo, quindi, per restituire le partiture di Pachbel, piuttosto discorsive e necessitanti di una certa varietà di timbri. Solo il brano quattro fa vibrare un po' le canne più basse e l'esecutore, Antoine Bouchard, cerca molto la soluzione espressiva. La valutazione che la redazione ha dato su questo lavoro è molto elevata in quanto a trasparenza, bilanciamento tonale, e godibilità complessiva del messaggio musicale. In presenza di cotanto CD la basetta si è permessa di aggiungere del silenzio tra una nota e l'altra che prima era meno evidente. La trasparenza è rimasta identica, ma la fluidità del messaggio è maggiore. Il diffusore tende a scomparire, e tutto è più naturale.

Diana Krall ha voluto anche lei poggiarsi con i suoi deliziosi piedini sulla molleggiante basetta SAP.
"When I Look In Your Eyes" (Verve 050-304-2) rappresenta il momento topico di tutta l'esecuzione.
Impressioni senza basetta.
Sfondo ambientale confuso, voce soggetta a  shifting nell'immagine.
"Do it Again", con assolo di contrabbasso: effetto rimbombo delle corde e tendenza alla sovrapposizione; scena discreta.
Impressioni con la basetta.
Background sonico più stabile, voce ben ferma al centro e leggermente arretrata, respiro della cantante più intelligibile.
"Do it Again": corda del contrabbasso senza "code" e basso un pelo più profondo. Più facile seguire gli intrecci sonori. La scena, in ampiezza, mi sembra onestamente più ampia, ma anche in profondità aumenta la sua comprensione.

Nella Seconda Sonata in Do di F. Mendelssohn - Bartholdy per organo, proposta dalla "Sicut Sol" in incisione 24/96 kHz, la basetta evidenzia maggiormente la discesa in basso, al contempo, ripulendolo da alcune ridondanze. La sensazione netta qui è che si deve alzare il volume per andare a riprendere quei dettagli prima presenti a volume più basso. Segno che la distorsione è minore e lo spazio nell'aria, tra una nota e l'altra, è più ampio. La trasparenza di questo cd rimane inferiore rispetto al Dorian, ma l'effetto finale, anche qui, è di grande lucidità e precisione.
Nel brano 11, "Il canto della sera", la possibilità di ruotare il potenziometro del preamplificatore più in alto, mi ha fatto arrivare sino alle ore dodici senza disturbare i vicini e godendo appieno della pedaliera dell'organo del Duomo di Schio. 
Ho provato immediatamente a rimettere il Lector soltanto sui suoi tre (indispensabili) punti d'appoggio, ma la mancanza della basetta SAP s'è fatta immediatamente avvertire, con un minor realismo ed una minore fluidità complessiva. Il suono è diventato più aggressivo ed il profondo basso ha avuto degli accenni a "slargare".

Ho effettuato un ulteriore esperimento utilizzando con un diverso preamplificatore
Qui entra in gioco, viste le sue piccole dimensioni, il Thorens MPA 5.
Preampli minimale, ma non minimalista, del tutto simile nell'impostazione ai nuovi Thorens anche nell'aspetto di un parallelepipedo allungato, si presta benissimo ad essere cullato dalla basetta SAP accanto al Lector.
Ho condotto quest''esperimento a parità di minuti di riscaldamento, sia dei finali che di tutti gli altri componenti.
Ho evitato, ricorrendo a contorsionismi da circo, di staccare qualsivoglia cavetto dalla propria sede per evitare il dovere attendere l'eliminazione delle famose "Resistenze da Contatto", ossia quello strano meccanismo che ti fa sentire peggio ogniqualvolta stacchi e riconnetti i cavi di collegamento, quasi come se l'apparecchio in questione abbia difficoltà ad abituarsi al nuovo serraggio.
Insomma, per quanto umanamente possibile, mantenendo anche costante il volume tra i due confronti prima/dopo, tenendo legata alla sedia mia moglie e Trilli (il mio gatto ascoltone) al sofà mi sono concentrato per qualche giorno sul disco della Krall e su quello di Patitucci.
Le iniziali, immediate impressioni, lo dico subito, si sono confermate anche per i giorni seguenti. Il brano 4 della Krall, solo voce, si è riempito di una luminosità più evidente ed il fruscio del master analogico di provenienza si è, contestualmente, innalzato. Altri particolari: le "D" finali, prima percepite come bisbiglii, adesso vengono percepite come vera e propria pronuncia della lettera alla maniera inglese. In più: rispetto alla modalità "pre da solo, lettore su SAP", i violini sono più chiari e riempiono maggiormente la scena. Il contrabbasso diviene un pelo meno cupo e la corda è meglio articolata (brano 5: Popsicle Toes).

Anche con il Concord di Patitucci, la musica cambia. E non in maniera impercettibile. Il brano "Joan", adoperato anche nelle altre prove, slega i piatti in maniera splendidamente argentea. E' quasi come cambiare pre! Il contrabbasso, sempre un po' confuso in questo CD, acquista quella giusta profondità "live", mentre prima tendeva a strafare. Il sax, sull'estremo diviene più rotondo e carezzevole.
Sensazioni? Immediatamente rimetto il preamplificatore da solo, senza basetta. Si sa, le impressioni di un momento possono falsare un evento. In effetti i piatti vengono attenuati, quasi frenati. Il contrabbasso si esprime in maniera più cupa, direi quasi senz'anima, mentre tutta la scena acquista tinte scure. Il sax fa più fatica ad uscire fuori. La vividezza espressa da tutti e due i componenti posti sulla basetta contemporaneamente, scompare d'incanto.

CONCLUSIONI

Quanto è necessario un accessorio come il "Relaxa"?
Direi che nella misura in cui ci si abitua ad ascoltare con questo, è sempre difficile separarsene. E' un grande pulitore, un vero isolatore da apprezzare in impianti ben assemblati, oserei dire irrinunciabile sotto le fonti.
Fermo restando, se avete problemi di budget, che lo si può ben utilizzare soltanto al di sotto del vostro preamplificatore. Ogni impianto avrà poi delle personalissime caratteristiche che gli faranno preferire la collocazione sotto questa o quella elettronica. Meglio, ovviamente, sarebbe poterlo schierare sotto ogni componente.    Peccato il limite di tenuta fino a 25 chili. Vi immaginate gli Aloia VTA The Last a galleggiare pachidermicamente in aria? Le mie impressioni saranno sicuramente soggettive, ma è innegabile, come a livello strumentale già a cinquanta hertz l'ampiezza delle vibrazioni sia ridotta di un fattore 75, mentre a duecento hertz si riducano di fattore mille, affermano alla SAP.

La strada ormai è imboccata. E' una strada elegante e ben motivata e di fronte all'inutilità testata di centinaia di accessori recensiti per piaceria, spesso dal costo incomprensibilmente elevato, siamo giunti ad un momento molto importante della lotta alle vibrazioni. E' una via abbastanza economica e soprattutto proviene dall'ingegno nostrano. E poi… a volte si può cambiare il suono di un elettronica non soltanto sostituendola!

Roberto Rubino


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