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EVENTI MUSICALI

Bob Stenson Trio 

BOBO STENSON TRIO
TERNI IN JAZZ FEST # 2
ANFITEATRO ROMANO DI TERNI
15 GIUGNO 2002
Di Luca Buti

Sfidando occhi ed orecchie di chi, poche ore prima, era stato deliziato dagli incredibili virtuosismi del trio di Gianluca Petrella; accompagnati da una serata pressoché perfetta (anche troppo, molti a Terni, hanno preferito una due giorni marittima), sottovoce, quasi in punta di piedi, salgono sul palco, il pianista svedese Bobo Stenson, il suo connazionale, il contrabbassista Anders Jormin ed il batterista, l'americano Billy Hart. Si tratta di una band, di decisa estrazione culturale europea, abbastanza popolare negli Stati Uniti, approdata nel cuore dell'Italia con attorno una tangibile dose di curiosità.

Il freddo formalismo geografico del leader sembra specchiarsi nel comportamento dei musicisti: tutti attentissimi ed inquadrati per tutto lo spettacolo (perfino il loro divertirsi, per il pubblico, risultava di difficile decodifica). Anche la loro musica è apparsa arrangiata dentro ordinatissimi schemi, strutturati più per diagrammi che per improvvisazione. Unico appunto (poi inizieranno gli elogi), il suono di contrabbasso e piano che non ha convinto nessuno. Il contrabbasso risultava acusticamente troppo chiuso, troppo alto in volume e veniva percepito più come una serie di suoni sfereiformi che si esaurivano con un'improvvisa implosione, piuttosto che col tipico svanire sfumato. Percepibibilmente scordato invece il piano.

Le note positive ci sono, eccome; così come ci sono brani che hanno riscosso i loro meritatitissimi applausi. Malgrado questo trio, come formazione, rappresenti lo standard tra lo standard, il loro sound è un evoluto e raffinatissimo impasto di atmosfere di netta matrice Cool: austere e pacate, miscelate a frangenti di nitida ispirazione Hard Bop, lambendo, senza mai addentrarvisi, contesti più informali. Un'interpretazione di "avanguardia" lucida e personale riflessa anche nei brani in scaletta, che spaziano da composizioni originali a riletture dei grandi della post Bop era. Un sound bilanciato e rotondo dove le voci dei tre strumenti, incastonate in un preciso piano gerarchico, scorrono paralleli alternando solismi, interplay e assolo collettivi.

Il concerto è durato poco più di un'ora. Dopo le liquide partiture dei primi due brani: Towards The Top e Tonus arriva Leaving My Life, un brano scritto da Jormin, con il basso stesso a pilotare la band sopra dinamiche alternanze tra passaggi

minimali a frammenti di virtuosismo.

Il momento più intenso è arrivato con Serenity. Un brano scritto da Tony Williams, riarrangiato con un lungo intro di contrabbasso dove l'archetto, scivolando sopra le corde, disegnava rarefatti disegni armonici. Un'introduzione molto suggestiva raffigurata con i cromatismi del grigio: il colore del ghiaccio, della cenere e del cielo quando nevica. Poi il basso ritorna al pizzicato con l'atmosfera che si riconcilia verso territori più jazzati.

Dopo i lirismi ovattati di Nightingale, Stenson propone una nuova rilettura; Race Face, brano scritto da Ornette Coleman, mai pubblicato su album, proveniente dal periodo precedente le esperienze Free e armolodiche del sassofonista americano. Sicuramente il brano più adrenalitico della serata dove gli acrobatici volteggi sulla tastiera di Stenson, cedono il testimone al vorticoso assolo di batteria, lanciata in piena velocità in allucinanti impasti ritmici tra samba e marcette militari.

La conclusiva Goodbie, primo ed unico encore suggella, tra le sue atmosfere notturne e fatiscenti, una piacevolissima serata, che pur dibattuta tra un audio non perfetto e lo scetticismo di chi è entrato nell'Anfiteatro più per curiosità che per passione, non ha fatto rimpiangere la spesa del biglietto.

Web site ufficiale della manifestazione:
www.terniinjazz.com

Luca Buti

 

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